martedì 4 marzo 2008

diario di viaggio 2 marzo

Un Paese sospinto sul mare, come se le montagne che lo abbracciano si fossero formate in seguito inerpicando le case in anguste posizioni e sgraziandone i lineamenti, la sensazione di scomodo comincia molto prima di dover trovare il parcheggio per la macchina, che ovviamente non c’è.
Tutto sembra ridotto all’essenziale e l’idea che mi sono fatto delle persone non era delle migliori, decisamente gelosi del loro poco, le ricche piante di limoni che spuntavano ovunque ce ne fosse il posto, sembravano aver catalogato da qualche parte il numero dei frutti che portavano e un pericoloso monito aleggiava nell’aria per chiunque avesse anelato a possederne uno, non vi era segno di floridezza e la trascuratezza emergeva in ogni dove come se fosse un segno caratteristico di un posto di mare come quello.
Le viuzze del paese si mescolavano fin troppo intimamente con la vita delle persone che li vi abitavano, più di una volta ho pensato di essere finito in qualche luogo privato per poi rincuorarmi vedendo i classici cartelli che indicano ai turisti le mete del luogo.
Ovunque lo stagnante odore di gatto e quello di muffa si mescolavano portando il volto ad assumere una costante smorfia di disgusto, i gradini che guidavano al belvedere erano scivolosi e accidentati, fortunatamente prima di lasciare la macchina avevo cambiato il mio paio di scarpe formali con uno da passeggio molto più comode, altrimenti me la sarei vista davvero brutta.

La costa era davvero stupenda! Appariva come un fresco respiro montano dopo un angusto passaggio in galleria , il mare mosso ne enfatizzava ancora maggiormente l’irregolare profilo, scogli a picco sul mare sporgevano dalla montagna come denti di un vorace predatore, assaggiavano in un instancabile pasto il mare che gli si concedeva violentemente per poi ritirarsi in un vortice di schiuma, il sole che guerreggiava con delle nuvole temporalesche, lanciava lampi di luce che colpendo il mare ne conferivano un aspetto ancora più selvaggio.
Nuovamente, come spesso mi capita osservando le bellezze della natura, qui ho avuto coscienza del tempo, di come è diversa la sua unità, per mè che volgendomi al passato vedo la mia evoluzione da bambino a ragazzo e infine uomo in un periodo alla fine breve tanto da ricordare persino il banale, e differentemente osservando questo immenso di scogli schiuma sole e terra sento che tale immagine sarebbe risultata del tutto simile duecento, cinquecento, probabilmente anche mille o duemila anni fa, lo stato di triste consapevolezza, logica conseguenza di queste riflessioni, mi ha portato a pensare a quanto è difficile per un uomo raggiungere la pienezza dell’essere in una vita così breve, e quanto forse erroneamente ci si lega a un corpo e a delle regole che in poco tempo non saranno che cenere nel fuoco dell’infinito.

Nic78