Appassionato di natura, lettore di numerosi romanzi di Wuilbur Smith e non solo, ho cominciato a sognare questo continente quando ero ancora un bambino, sceso dall'aereo quindi mi aspettavo già di sentire delle sensazioni diverse come se fossi arrivato nella terra promessa, invece il mio disappunto è stato tangibile quando, osservando le case e i paesaggi vedevo luoghi e strade anonimi privi delle peculiarità che tanto mi avevano fatto fantasticare.
Anche durante la strepitosa colazione della mattina seguente i miei pensieri erano sempre gli stessi, ironicamente mi dicevo “bè male che vada qui si può tornare per la colazione”.
Durante il tragitto in macchina le mie impressioni sono cambiate!
Mentre ci lasciavamo alle spalle il disordine della periferia di Jhoannesburg, colmando senza troppa fretta i 400 chilometri che ci avrebbero portato alle porte del parco Kruger, il mio sguardo veniva incuriosito dalle infinite e ondulate distese di campi coltivati, dove il brullo di quello a riposo, contrasta nettamente con il verde carico di quello lavorato, ma questo paesaggio non era destinato a durare, dopo un po’ infatti, le ondulazioni si inaspriscono e cominciano a formarsi le prime colline.
Numerose le rocce spuntano in ogni dove, il giallo della paglia e il nero delle piante senza foglie stona con i numerosi laghetti e ruscelli che si possono osservare, improvvisamente sui bordi delle strade appaiono i primi babbuini che, incuranti delle macchine, procedono con calma in cerca di qualcosa da mangiare.
Il mio sguardo si è fatto attento, ora segue senza sosta tutte le asperità del terreno, aspettandosi quello che poco dopo gli si rivela, il terreno cambia ancora e le colline diventano rocce ammassate l'una sull'altra in equilibri precari, poca la terra dove la vegetazione fatica ad attecchire, ma è solo per poco, le rocce si rimpiccoliscono, le colline diventano regolari, la paglia sovrastata da una spoglia boscaglia torna a ricoprirle, qui numerosi voli di piccolissimi passeracei si nascondono dopo veloci incursioni in un cielo fin troppo grande.
quando raggiungiamo le porte del parco la delusione del giorno prima è ormai svanita, sono sveglio e all'erta come non mai, mi sembra quasi di arrivare ad un appuntamento fissato da molto tempo.
All'interno del parco passeremo tre notti una nel villaggio di Suzuka e due in quello di Berg en dal.
Appena varcato l’ingresso facciamo subito il primo avvistamento, sono due facoceri che grufolano in una radura, pochi metri e un branco di gazzelle ci attraversa la strada, (alla fine scopriremo che la gazzella è un animale davvero comune all’interno del parco e le numerose foto scattate quasi alla rinfusa del primo avvistamento saranno tutte rimpiazzate da dei nitidissimi primi piani).
Quando vediamo la prima giraffa ne restiamo sbalorditi, è proprio vero che chi ha inventato gli animali ce ne ha messa molta di fantasia. Gli avvistamenti si ripeteranno frequenti per tutto il resto del tragitto e arrivati alla nostra prima sistemazione un accogliente bungalow, sarò decisamente soddisfatto.
Dopo un attesa di oltre un ora riusciremo anche a consumare una cena a base di carne per poi andare a dormire carichi di aspettativa per la giornata successiva.
Nei due giorni che seguiranno avrò l’occasione di vedere davvero un numero elevatissimo di animali, alcuni dei quali mai visti prima,nemmeno nei documentari, sono davvero felice di essere riuscito a fotografarli quasi tutti! l’album che ne ricaverò avrà per mè un valore inestimabile.
L’incontro più emozionante del safari sono stati due grossi rinoceronti che si abbeveravano vicino ad una pozza d’acqua e la felicità dell’avvistamento mista alla tensione del pericolo è davvero un ricordo indimenticabile.
Nonostante li avessimo cercati accanitamente, i nostri giorni al parco finiranno senza aver avvistato nessun felino, a mio avviso questo è stato un chiaro segnale infatti Salendo sull’aereo per le Maurizius il saluto che ho dato a questo paese è stato un arrivederci, magari non a presto, ma di sicuro ARRIVEDERCI.